Il blog che le amiche dicevano di leggere al mattino col caffè (chissà se lo faranno ancora)

giovedì 15 gennaio 2015

Miranda Monella e la sua prima volta

Sono molto eccitata all'idea di questa nuova vita avventurosa e muoio dalla voglia di condividere con voi le impressioni circa la mia prima volta... 
...sulle linee metropolitane della capitale!
Che avevate capito?

Ebbene, proprio io che giro in macchina per il quartierino ho lasciato che l'atmosfera londinese fatta di tubi sotterranei, metropolitane leggere, treni e trenini mi pervadesse tutta, trasformandomi in una cittadina very underground, nel senso di una che è molto pratica di metropolitane. Tuttavia ieri sembravo la donzelletta vien dalla campagna che piuttosto spaesata si guardava intorno chiedendo indicazioni a destra e a manca, di sopra e soprattutto di sotto, di almeno tre o quattro scale mobili. 
Perdonate l'enfasi che vi sembrerà eccessiva ma vi giuro che per me è stato proprio esaltante, nonostante lo ammetto mi sia mancato molto non poter sorseggiare un caffè on the road: è infatti a questo punto che l'entusiasmo ha subìto una brusca frenata. Il fatto è che qui non si usa perché mentre a Londra, o in altre città simili di spirito, si preferisce un servizio veloce ed efficiente che non possa in alcun modo causare ritardi sulla tabella di marcia, a Roma il caffè è un modo come un altro per dire stop ai lavori, o meglio: voja de lavorà saltame addosso è ora della pausa-caffè.
Ogni cosa viene dopo l'essersi presi un caffè e ce n'è uno per ogni occasione.
Ma entriamo finalmente nel vivo della questione con il mio avvincente viaggio:

L'andata.
In questa sensazionale giornata mi sono sentita un pesce fuor d'acqua sin dall'inizio, quando alla stazione di partenza hanno annunciato un treno che non si è fermato. Per fortuna poco più tardi è arrivato  quello giusto e in me è risorta qualche speranza.
Anche sul finire di questo primo viaggio, cioè nella terza tratta del mio debutto treno-metro-treno ho vissuto momenti di discreto panico quando l'occhio mi è caduto sull'uomo con berretto che non è un quadro ma semplicemente il controllore. Per inesperienza avevo dimenticato di timbrare il biglietto così mi sono sbrigata a scarabocchiarci sopra data e ora. 
Menomale che poco prima di uscire di casa avevo infilato una penna in borsa!
Sfortunatamente, proprio quando il treno era in prossimità della mia stazione ecco che mi ritrovo davanti il losco figuro con quel ghigno tipico di chi sa d'esser temuto. La situazione era precipitata, se volevo uscirne dovevo tentare l'unico mezzo possibile a mia disposizione: la giustificazione. Cosí, col cuore in gola e lo stato d'animo di una ragazzina impreparata chiamata alla lavagna mi sono ritrovata a spiegare il perché non avessi obliterato quel maledetto pezzo di carta. Avevo appena iniziato quando ad un tratto l'ho sentita, lei, la mia flebile vocina pronunciare le seguenti parole: "...sa...è la prima volta che lo prendo!"
Ma come diavolo ho potuto uscirmene così! 
Santo cielo ma rifletto almeno due secondi prima di parlare o no? 
Beh, evidentemente no però va a sapere cosa gli ho ricordato o suscitato al tizio in quella mesta giornata passata a far su e giù in un treno, fatto sta che dopo avermi redarguita con un non troppo autoritario: "signorina, non si fa cosí" si è lasciato sfuggire un mezzo sorriso sotto i baffi (che non aveva) e si è limitato a farmi qualche raccomandazione per il futuro. Dovrò stare più attenta, dice, e se non dovessero funzionare le macchinette obliteratrici dovrò recarmi direttamente da lui. "La prossima volta venga da me" testuali parole!
Ma che ci sta sempre solo lui sui treni? Effettua forse servizio h24 su tutte le tratte? Deve essere per via della spending review. E poi vabbè che ha chiuso un occhio ma ci mancava che mi desse pure tre ave marie e un atto di dolore e la penitenza avrebbe potuto dirsi completa.
Anzi, a definire il tutto ci poteva stare anche una sculacciata come meriterebbe la protagonista di un film di Tinto Brass che non timbra il biglietto, tanto più che uno di questi s'intitola Miranda!
Si potrebbe fare un fricantò: "Le avventure di Miranda Monella con il cuore in gola nell'ultimo metrò". Cavolo, mi ci manca di infilarci la chiave e ce li ho messi praticamente tutti! Come è potuta rimanere fuori proprio l'unica cosa che s'infila con tanta facilità, o almeno quasi sempre perchè ad esempio non vale per le inferriate di casa mia, lì non ci si riesce ad infilare niente di niente nemmeno con un litro di svitoil.
Bene, ora direi di sorvolare su cosa abbia fatto giunta alle varie destinazioni, vi basti sapere che dopo aver incontrato di nuovo per caso al bar di Balduina le signorotte impellicciate con badante, dopo il pranzo con la mamma e la pausa-caffè con la sorella s'era fatta l'ora di ripartire e allora via verso nuove avventure.

Il ritorno.
Primo treno a scrocco, infatti delle cinque macchinette obliteratrici non ne funzionava nemmeno una, quindi non ho timbrato, non ho scarabocchiato e soprattutto non sono andata a cercare proprio nessuno! Se non funziona un cavolo non è colpa mia, pago le tasse e con ciò la mia coscienza è più che a posto.
Ma veniamo alle cose che contano davvero, a Termini scopro che da Cafè Express (o una roba simile) ti forniscono su specifica richiesta il bicchierino da corsa, me ne sono accorta dopo che mi avevano già servito il caffè nella tazzina di coccio così non c'ho pensato due volte e me lo sono fatto travasare con la scusa della fretta. 
È proprio vero: basta aver pazienza che le soddisfazioni arrivano!
Andare in giro col caffè in mano, la busta con l'arrosto al braccio (omaggio di mamma) e la bombetta in testa è stato fantastico anche se dalla monella di Tinto Brass eravamo passati evidentemente al monello di Charlie Chaplin.
Certo che nemmeno il brucaliffo dopo una decina di canne e qualche acido si sballerebbe nel prendere la metropolitana con annesso caffè ambulante ma la sostanza che produco io si sa, non cresce nemmeno nel giardino del Re.
Sono incontentabile, mi piace pensare che il meglio debba ancora venire e allora eccomi accontentata: a pochi secondi dall'apertura delle porte giunti ormai nell'ultima stazione d'arrivo si ode un annuncio con il quale si avvisano i (fin troppo) gentili passeggeri, che per quell'imminente fermata solo le porte delle prime quattro carrozze si sarebbero aperte, causa l'eccessiva lunghezza del treno rispetto alle misure della stazione.
Roba da matti!
Dirlo alla partenza e darti modo di cambiare vagone no eh?!
Welcome to Italy, 'o paese do sole, delle sole (con la O aperta) e della pausa-caffè! 
Comunque tutto è bene quel che finisce bene: mi trovavo, come una vera principessa, nella prima carrozza.
Ora che ho parlato di lunghezze e misure non aspettatevi che dopo Brass e Chaplin passi in rassegna i film di Siffredi, su, fate i bravi che c'è un limite a tutto, credo.
Alla prossima...

Miranda (devil) Milian

Mi renderanno omaggio, me lo devono...

...intanto queste son soddisfazioni da non sottovalutare!
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