Il blog che le amiche dicevano di leggere al mattino col caffè (chissà se lo faranno ancora)

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giovedì 26 luglio 2018

La Freccia Maledetta

Ho scritto il mio primo libro.

Titolo: "La Freccia Maledetta"
Genere: saggio, dramma, thriller, erotico, horror, storia vera.
Prezzo: aggratis.
Consiglio: mettetevi comodi. 

Prefazione
24 luglio 2018
Stazione di Roma Termini
Binario 21
Ore 11:57
Non si sa per quale oscuro motivo il treno parte in perfetto orario. La cosa è altamente sospetta inizia quindi l'attesa, breve devo dire, qualcosa doveva pur succedere.

Capitolo 1
I bagni non funzionano e pian piano iniziano ad emanare una fragranza che tra alti e bassi capisci che ti accompagnerà per tutto il viaggio. Tra me e me maledico di non aver comprato quel profumo da quattro soldi della WYCON, che non è niente male e in più è comodo da tenere sempre con sé. Lo usa la mia assistente spruzzando in sala a più non posso per allontanare certi odori provenienti dalle precedenti lezioni di danza, a dire il vero intossica parecchio l'ambiente e mi fa tossire, ma meglio la tosse, anche convulsa, che l'olezzo degli umori pre-puberali. 
Dato che piove sempre sul bagnato, la toilette nelle peggiori condizioni è quella della carrozza in cui si rompe il condizionatore.
Non è la mia per fortuna.
Decido di affrontare il disagio che comunque pervade un po' tutto il treno e a scopo preventivo vado a farmi una birra nella carrozza denominata con non poche manie di grandezza: bistró. Qui un gruppo di hawaiani s'intrattiene bevendo e chiacchierando, in particolare uno di loro parla con un tono di voce talmente alto e profondo che un signore mi guarda e cercando complicità mi fa: "mamma mia, questo come parla, sembra la radio!" Io sorrido educatamente all'inventore di Radio Honolulu mentre piuttosto mi chiedo cosa ci facciano 6 hawaiani somiglianti molto lontanamente a Bruno Mars su un Frecciabianca. 
Non lo saprò mai.

Capitolo 2
Torno al mio posto quando appena superato Grosseto il convoglio si ferma perché devono sistemare l'aria condizionata nella sventurata carrozza 6, nel frattempo una famigliola di lingua probabilmente tedesca, decide di pranzare mangiando una quantità infinita di panini preparati sul momento con affettati freschi di taglio. Appoggiano tutto sul tavolino senza tovaglioli e senza curarsi del fatto che forse la manovra è poco igienica. Subito dopo aver formulato questo assurdo pensiero mi accorgo che l'igiene non deve essere un problema per loro dal momento che smollicano come non ci fosse un domani riducendo la parte di corridoio che riguarda i loro posti un porcile. 
Con tutto il rispetto per il porcile e i simpatici maialini che lo abitano, che poverini oltre il danno (diventare prosciutto e salame) anche la beffa (essere mangiati da crucchi cafoni). 
Per giunta se la ridono quando un pezzo di pane particolarmente grosso di tanto in tanto cade a terra. Faccio una proposta: se si chiudono i porti agli africani, si potrebbero chiudere pure le stazioni a certi nordeuropei? (Tanto per non ripetere crucchi).

Capitolo 3
La birra mi fa presto capire che non posso evitare il bagno per cinque ore così vago lungo il treno alla ricerca di quello migliore e capisco subito un'altra cosa: il detto "il più pulito c'ha la rogna" devono averlo inventato sul Frecciabianca.
Vista la situazione ne scelgo uno a caso e mi chiedo perché da piccola non mi abbiano mandato a scuola nuoto: avrei imparato a stare in apnea per più di 3 secondi. Dopo anni di danza però l'equilibrio e la muscolatura per assumere e mantenere posizioni improbabili non mi manca. Me la cavo comunque, ne esco un po' scossa ma viva.

Capitolo 4 (18+)
Dopo varie disavventure una coppia spagnola che è emigrata dalla carrozza con il condizionatore rotto e che viaggiava rassegnata su posti separati diversi da quelli prenotati, ha un colpo di fortuna: l'estranea vicina di posto di lui va (disgraziatamente) in bagno così per qualche minuto possono riunirsi. Cavolo se hanno saputo approfittare dell'occasione: una sull'altro vai di mega limonata (nel senso di pomiciata, non la lemonsoda) con tanto di ciucciate di labbra sonore rumorose. A modo loro hanno fatto merenda o meglio la "comida" per dirla in lingua originale, mancavano solo paella, sangria... e una stanza al piano di sopra per completare l'opera. Olé.
Quando tutto sembrava filare liscio, a parte il ritardo e la fragranza eau de bidè che aleggiava mascherata da normalità, parte l'annuncio con il quale si richiede l'intervento di un medico. Altro quarto d'ora fermi e speriamo nulla di grave, sicuramente un malore dovuto ad intolleranza ai profumi esotici. 

Capitolo 5
Si riparte ma quando approdiamo tra la meraviglia delle Cinque Terre ci si ferma di nuovo ma non all'aperto dove quel panorama poteva essere la cura di tutti i mali, bensì dentro una delle interminabili gallerie liguri. Avrei voluto incontrare di nuovo gli hawaiani per dirgli che loro hanno quelle sette isole magnifiche ma là fuori noi abbiamo quelle cinque terre bellissime (due in più, due in meno)... però abbiamo anche il Frecciabianca. 
No, meglio non incontrare gli hawaiani. 
La storia volge al termine. 
Con tre quarti d'ora di ritardo, la nausea e un calo di pressione giungo a destinazione in questa città che per me è una delle più belle al mondo perché è quella di mio padre dove si sono sposati i miei e dove ho passato tutte le estati della mia infanzia: Chiavari.
Nonostante non ci venga spesso, qui mi sento a casa. 
Mi sento anche amata perché il fidanzato che aveva già accompagnato la sorella alla stazione di un paesino limitrofo, la quale poverina attendeva un treno  che viaggiava con appena 120 minuti di ritardo, è venuto anche a prendere me, arrivando in anticipo e aspettando il ritardo.
Era un po' stranito a dire il vero e no, non ci siamo incontrati correndo l'una verso l'altro al rallenty per finirla "alla spagnola", no, niente baci a ciuccio. A me tremavano le gambe (non per l'emozione ma per la pressione a terra) e lui mi ha fatto notare che c'ho messo troppo ad uscire fuori dalla stazione. In realtà ero uscita subito ma dalla parte opposta e con le gambe tremolanti mi ci è voluto un po' a percorrere tutta la strada a ritroso.

Conclusioni 
Spero di non dover più viaggiare su un treno puzzolente ma so già che non potrà accadere; mi auguro con tutto il cuore che la coppia spagnola trascorra un'indimenticabile vacanza in Italia soprattutto mai più separata, juntos para siempre! Desidero inoltre che i crucchi al loro rientro trovino la casa invasa da gigantesche formiche e che la notizia sull'andamento dei treni italiani non venga trasmessa su Radio Honolulu dal gemello eterozigote di Bruno Mars. 
A questo punto posso dire che tutto è bene quel che finisce bene specialmente se con un caffè shakerato seduta in carrugio

Ringraziamenti 
Grazie per aver viaggiato sui nostri treni (anche perchè un'alternativa non c'è).
"Ci scusiamo per il disagio!"
E si sa che a chi ti chiede umilmente scusa...si perdona tutto.

PS: Nonostante abbia una fervida immaginazione, qualsiasi riferimento a persone o cose nella vicenda narrata è puramente casuale reale!



Chiavari - Via Martiri della Liberazione aka Carrugio



giovedì 15 gennaio 2015

Miranda Monella e la sua prima volta

Sono molto eccitata all'idea di questa nuova vita avventurosa e muoio dalla voglia di condividere con voi le impressioni circa la mia prima volta... 
...sulle linee metropolitane della capitale!
Che avevate capito?

Ebbene, proprio io che giro in macchina per il quartierino ho lasciato che l'atmosfera londinese fatta di tubi sotterranei, metropolitane leggere, treni e trenini mi pervadesse tutta, trasformandomi in una cittadina very underground, nel senso di una che è molto pratica di metropolitane. Tuttavia ieri sembravo la donzelletta vien dalla campagna che piuttosto spaesata si guardava intorno chiedendo indicazioni a destra e a manca, di sopra e soprattutto di sotto, di almeno tre o quattro scale mobili. 
Perdonate l'enfasi che vi sembrerà eccessiva ma vi giuro che per me è stato proprio esaltante, nonostante lo ammetto mi sia mancato molto non poter sorseggiare un caffè on the road: è infatti a questo punto che l'entusiasmo ha subìto una brusca frenata. Il fatto è che qui non si usa perché mentre a Londra, o in altre città simili di spirito, si preferisce un servizio veloce ed efficiente che non possa in alcun modo causare ritardi sulla tabella di marcia, a Roma il caffè è un modo come un altro per dire stop ai lavori, o meglio: voja de lavorà saltame addosso è ora della pausa-caffè.
Ogni cosa viene dopo l'essersi presi un caffè e ce n'è uno per ogni occasione.
Ma entriamo finalmente nel vivo della questione con il mio avvincente viaggio:

L'andata.
In questa sensazionale giornata mi sono sentita un pesce fuor d'acqua sin dall'inizio, quando alla stazione di partenza hanno annunciato un treno che non si è fermato. Per fortuna poco più tardi è arrivato  quello giusto e in me è risorta qualche speranza.
Anche sul finire di questo primo viaggio, cioè nella terza tratta del mio debutto treno-metro-treno ho vissuto momenti di discreto panico quando l'occhio mi è caduto sull'uomo con berretto che non è un quadro ma semplicemente il controllore. Per inesperienza avevo dimenticato di timbrare il biglietto così mi sono sbrigata a scarabocchiarci sopra data e ora. 
Menomale che poco prima di uscire di casa avevo infilato una penna in borsa!
Sfortunatamente, proprio quando il treno era in prossimità della mia stazione ecco che mi ritrovo davanti il losco figuro con quel ghigno tipico di chi sa d'esser temuto. La situazione era precipitata, se volevo uscirne dovevo tentare l'unico mezzo possibile a mia disposizione: la giustificazione. Cosí, col cuore in gola e lo stato d'animo di una ragazzina impreparata chiamata alla lavagna mi sono ritrovata a spiegare il perché non avessi obliterato quel maledetto pezzo di carta. Avevo appena iniziato quando ad un tratto l'ho sentita, lei, la mia flebile vocina pronunciare le seguenti parole: "...sa...è la prima volta che lo prendo!"
Ma come diavolo ho potuto uscirmene così! 
Santo cielo ma rifletto almeno due secondi prima di parlare o no? 
Beh, evidentemente no però va a sapere cosa gli ho ricordato o suscitato al tizio in quella mesta giornata passata a far su e giù in un treno, fatto sta che dopo avermi redarguita con un non troppo autoritario: "signorina, non si fa cosí" si è lasciato sfuggire un mezzo sorriso sotto i baffi (che non aveva) e si è limitato a farmi qualche raccomandazione per il futuro. Dovrò stare più attenta, dice, e se non dovessero funzionare le macchinette obliteratrici dovrò recarmi direttamente da lui. "La prossima volta venga da me" testuali parole!
Ma che ci sta sempre solo lui sui treni? Effettua forse servizio h24 su tutte le tratte? Deve essere per via della spending review. E poi vabbè che ha chiuso un occhio ma ci mancava che mi desse pure tre ave marie e un atto di dolore e la penitenza avrebbe potuto dirsi completa.
Anzi, a definire il tutto ci poteva stare anche una sculacciata come meriterebbe la protagonista di un film di Tinto Brass che non timbra il biglietto, tanto più che uno di questi s'intitola Miranda!
Si potrebbe fare un fricantò: "Le avventure di Miranda Monella con il cuore in gola nell'ultimo metrò". Cavolo, mi ci manca di infilarci la chiave e ce li ho messi praticamente tutti! Come è potuta rimanere fuori proprio l'unica cosa che s'infila con tanta facilità, o almeno quasi sempre perchè ad esempio non vale per le inferriate di casa mia, lì non ci si riesce ad infilare niente di niente nemmeno con un litro di svitoil.
Bene, ora direi di sorvolare su cosa abbia fatto giunta alle varie destinazioni, vi basti sapere che dopo aver incontrato di nuovo per caso al bar di Balduina le signorotte impellicciate con badante, dopo il pranzo con la mamma e la pausa-caffè con la sorella s'era fatta l'ora di ripartire e allora via verso nuove avventure.

Il ritorno.
Primo treno a scrocco, infatti delle cinque macchinette obliteratrici non ne funzionava nemmeno una, quindi non ho timbrato, non ho scarabocchiato e soprattutto non sono andata a cercare proprio nessuno! Se non funziona un cavolo non è colpa mia, pago le tasse e con ciò la mia coscienza è più che a posto.
Ma veniamo alle cose che contano davvero, a Termini scopro che da Cafè Express (o una roba simile) ti forniscono su specifica richiesta il bicchierino da corsa, me ne sono accorta dopo che mi avevano già servito il caffè nella tazzina di coccio così non c'ho pensato due volte e me lo sono fatto travasare con la scusa della fretta. 
È proprio vero: basta aver pazienza che le soddisfazioni arrivano!
Andare in giro col caffè in mano, la busta con l'arrosto al braccio (omaggio di mamma) e la bombetta in testa è stato fantastico anche se dalla monella di Tinto Brass eravamo passati evidentemente al monello di Charlie Chaplin.
Certo che nemmeno il brucaliffo dopo una decina di canne e qualche acido si sballerebbe nel prendere la metropolitana con annesso caffè ambulante ma la sostanza che produco io si sa, non cresce nemmeno nel giardino del Re.
Sono incontentabile, mi piace pensare che il meglio debba ancora venire e allora eccomi accontentata: a pochi secondi dall'apertura delle porte giunti ormai nell'ultima stazione d'arrivo si ode un annuncio con il quale si avvisano i (fin troppo) gentili passeggeri, che per quell'imminente fermata solo le porte delle prime quattro carrozze si sarebbero aperte, causa l'eccessiva lunghezza del treno rispetto alle misure della stazione.
Roba da matti!
Dirlo alla partenza e darti modo di cambiare vagone no eh?!
Welcome to Italy, 'o paese do sole, delle sole (con la O aperta) e della pausa-caffè! 
Comunque tutto è bene quel che finisce bene: mi trovavo, come una vera principessa, nella prima carrozza.
Ora che ho parlato di lunghezze e misure non aspettatevi che dopo Brass e Chaplin passi in rassegna i film di Siffredi, su, fate i bravi che c'è un limite a tutto, credo.
Alla prossima...

Miranda (devil) Milian

Mi renderanno omaggio, me lo devono...

...intanto queste son soddisfazioni da non sottovalutare!

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