Il blog che le amiche dicevano di leggere al mattino col caffè (chissà se lo faranno ancora)

domenica 18 settembre 2011

L'amore ai tempi del gettone

E' un po' di tempo che osservando come comunicano i ragazzini oggi mi viene da sorridere pensando a come comunicavo io ieri. Non che questo ieri sia così remoto ma la tecnologia ultimamente ha decisamente volato stravolgendo significativamente il mondo delle connessioni umane a distanza.

A parte i social network e l'uso-abuso che ne fanno ma quello è un altro lunghissimo discorso, anche il poter comunicare col cellulare ovunque e in qualsiasi momento è sensazionale. Cioè, mi spiego, quando eri fidanzata, la cosa più tragica ai tempi miei era che poi non sempre le vacanze le passavi col ragazzo e senza cellulare vi immaginate che cosa poteva essere? Era un vuoto che poteva essere colmato solo in piccolissima parte da un macchingegno che oggi sembra appartenere alla preistoria: il telefono a gettone.

 Questo apparecchio pur presentando dei limiti era davvero l'unica ancora di salvezza. Innanzitutto ti potevi sentire solo se uno dei due poteva chiamare l'altro a casa, previo appuntamento telefonico il quale creava una certa ansia di per sè e poi anche per via dei genitori che magari eri a tavola e non gradivano che ti alzassi per andare al telefono, c'era imbarazzo perchè era auspicabile una telefonata intima, ma, senza cordless avvenivano traslochi telefonici assurdi col quel filo a tortiglione che rendevamo sempre più elastico per poterlo far arrivare in un'altra stanza un po' più  appartata dove comunque non potevi chiudere la porta, pena il trancio del filo stesso. Oltretutto più di tanto non si poteva stare perchè chi chiamava col gettone se ne doveva procurare una bella manciata che il telefono pubblico succhiava a velocità supersonica e poi...quando doveva andar giù l'ultimo, provocando un tonfo che ti toglieva il respiro, avevi qualche secondo in cui ti si annebbiava la mente e di tutto quello che avresti voluto dire... niente: il buio! Ovviamente subentrava una certa frustrazione perchè terminata la comunicazione di punto in bianco così, come una pugnalata al cuore, ti venivano tutte le frasi ad effetto che avresti tanto desiderato pronunciare per dimostrare tutto l'amore che provavi ma, nello stesso tempo, avrebbero dovuto renderti distaccata quanto bastava per non opprimerlo e sentirti così realizzata e perfetta: capace di far sentire il tuo fidanzato desiderato ma libero. Io almeno ero così, ci provavo o recitavo la parte di chi volevo diventare boh, poi ci sono pure quelle che al telefono facevano il pianto greco e poi, caduto l'ultimo gettone, si davano addosso per aver fatto la figura delle frignone.
Frignone proprio con la I, significa piagnucolone!

A questo punto partiva il conto alla rovescia per la prossima telefonata che non è detto avvenisse subito il giorno dopo...eh eh troppa grazia!

Mettiamoci pure che i gettoni con quei solchetti che andavano inseriti correttamente nelle fessurine dell'apparecchio telefonico non erano nemmeno tanto facili da usare e così gli ostacoli si andavano ad accumulare, perchè era ovvio che parlare d'amore mentre inserivi nervosamente 'ste terribili monete pesanti e arzigogolate nella parte alta del telefono, ti pare che non ne cadeva qualcuno per terra? E allora acrobazie e pose imbarazzanti per raccoglierli mantenendo la cornetta all'orecchio, ma perchè imbarazzanti? Dunque lo scenario era il seguente:
Estate, baretto frequentatissimo nelle ore serali (la sera le interurbane costavano meno) i cellulari e internet erano due parole sconosciute, quindi? Tutti a far la fila per telefonare con quell'unico, oggi astruso apparecchio, pertanto per quanto abbassassi la voce, ti girassi di spalle, il fatto che stessi spudoratamente facendo la miciona, gattona, sbrodolona era più che evidente e quello che dicevi, in qualsiasi modo vogliamo metterla, si sentiva! Ogni tanto subentrava un barlume di senso di colpa verso i facenti parte della fila, allora ti voltavi e facevi un cenno di scuse che veniva contracambiato da un gesto nevrotico, il quale ti faceva capire che non erano disposti ad aspettare ancora molto, che stress!

L'alternativa era la SIP cioè un centro adibito solo alla telefonia con delle cabine munite di porte a battente piuttosto insonorizzate dove al prezzo della telefonata facevi anche la sauna, ma almeno eri stata qualche minuto sola con lui e ti saresti portata dentro quelle parole sussurrate per tutta la sera e la giornata seguente.

Oggi se per due secondi l'applicazione per chattare con lo smartphone non dovesse funzionare, scatti d'ira e crisi di panico attanagliano migliaia di ragazzini che vedono sgretolarsi davanti a sè la tristissima possibilità di non poterlo/poterla sentire per i prossimi 5 minuti! E poi ci si può videochiamare.... O_O

Credevo che questo modo di vivere togliesse l'enfasi e quel gusto dell'attesa che alimenta le emozioni di un rapporto, invece vedo che continuano a sopravvivere, non so come sia possibile ma l'amore si adegua a tutto ed evidentemente trova nuove strategie per sorprendere.

Carla
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