Il blog che le amiche dicevano di leggere al mattino col caffè (chissà se lo faranno ancora)

sabato 7 gennaio 2012

Folletti e scarpe rotte, una magica notte!


C'era una volta una befana di nome Fefferica. Come è noto era brutta, ma tanto brutta da far spavento. La cosa più brutta era quel grosso naso col neo peloso, era davvero brutta ma brutta, brutta, brutta che più brutta non si può.

Era anche molto triste e questo perchè sebbene i bambini la amavano per il fatto delle calze riempite ogni anno con tanti golosi dolcetti, nessuno l'avrebbe mai voluta come amica. Sapeva bene inoltre, che la notte del 6 gennaio i piccoli si addormentavano presto per timore di vederla e di rimanerne quindi spaventati.
Non era una bella cosa e ci rimaneva tanto male.

Iniziava a stancarsi: fare tutta quella faticaccia in una sola notte per ricevere solo letterine con richieste e bigliettini di ringraziamenti accompagnati da qualche misero biscotto, ma ne valeva veramente la pena? Spesso i bambini le lasciavano un bicchiere di vino, ma per chi l'avevano presa? Oltre che brutta, pure vecchia ubriacona? Poveretta! Talvolta si beccava addirittura qualche insulto perchè un marmocchio strafottente e capriccioso magari non aveva gradito il carbone.

No, era decisamente ora di cambiare, voleva di più, desiderava essere presa a modello dalle bambine.
Non voleva più che il suo nome fosse usato come offesa, non voleva sentir dire più: sei brutta come una befana! Invidiava tanto le fortunate principesse e anche le fate, loro si che erano ammirate sebbene non portassero dolci a nessuno. Sentiva spesso dire: sei una fata! Per dire ad una ragazza che era bella o sei bellissima come una principessa! 

Perchè le mamme dicono alle loro figlie: sei la mia principessa e mai una volta che dicessero sei la mia befana? Quelle stesse mamme amorevoli che la sera del 5 gennaio aiutano le loro bambine a preparare latte e biscottini perchè la stanca, povera, vecchia e brutta befana possa rifocillarsi dopo aver riempito la calzetta. Andassero a chiedere caramelle e cioccolatini alle fate o alle principesse, visto che sono tanto belle. Pensava con mestizia e rancore.

Una sera la befana Fefferica si fece forza e decise di tentare l'approccio con qualche fanciulla per farsi delle amiche. Piombò nella casetta dove tre sorelline dormivano beate, non fu attenta di proposito, fu anzi piuttosto goffa nei movimenti e le svegliò. Le bambine, Lolly, Gaya e Alice, sebbene impaurite, non reagirono però come la befana aveva immaginato con rassegnazione, non fuggirono piangendo chiamando la mamma. Pian piano invece si fecero coraggio e la affrontarono. Fefferica non abituata al contatto umano e quindi impacciata provava più volte ad avvicinarsi ma a questo punto le bimbe puntualmente indietreggiavano. L'incontro non fu poi così facile come era inizialmente sembrato.
Quando la befana chiese infine perchè non la volessero accanto, la risposta fu chiara:  
Tu, col nasone, no no no!

Insomma la solita storia, era brutta e nasona, e non era una nasona qualunque, era la befana, e un nasone come il suo non ce l'aveva nessuno al mondo.

Fefferica stavolta non si arrese, decisa ad andare fino in fondo chiese aiuto, ma le bambine non seppero proprio come intervenire.

Nella stanza, accanto ai tre lettini, c'era un bellissimo albero di Natale che catturò l'attenzione della befana, era davvero bello ma qualcosa la turbò in particolare, un movimento repentino, nel chiarore della camera, tra il bianco delle camiciole da notte delle tre sorelline e l'oro delle lucine decorative qualcosa di rosso acceso si manifestò fra i rami...possibile? Quella che sembrava solo un'impressione era invece realtà? Tre folletti sbucarono dall'albero e complottando tra loro corsero incontro all'incredula Fefferica che domandò esterrefatta sgranando gli occhi:

"Chi siete voi?"

"Ehi e menomale che porti gli occhiali!" - esclamò Gì, il primo folletto.

"...e anche piuttosto spessi, sembrano fondi di bottiglia!" - aggiunse Giò, l'altro folletto, chinandosi per dare una gomitata a Giù, il più basso fra i tre.

Fefferica sempre più incredula guardò con occhi ancora spalancati Gì, poi spostò lo sguardo su Giò, lo abbassò per guardare Giù e infine accortasi dell'arrivo tardivo e goffo del quarto disse:

"Ma siete addirittura in quattro!"

"Già!" - rispose appunto Già, il quarto folletto che aveva impiegato un po' di tempo a districarsi tra i rami essendo rimasto incastrato tra una pallina e un paio di lucine.

Lolly, Gaya e Alice si erano voltate dando le spalle alla scena, indignate per essere state svegliate si sentivano anche un po' magnanime per aver dato comunque alla befana la possibilità di mostrarsi a loro.

"Gìù!" - Urlarono in coro Gì e Giò a Giù, che per via della sua bassissima statura saliva sempre sulle loro spalle.

"E' ora di finirla, ci hai forse presi per una scala?" - imprecarono.

"Già!" - aggiunse Già, stanco di assistere a questa scena.

Fefferica si tolse per un attimo gli occhiali, si stropicciò gli occhi con le mani sporche di fuliggine e quando ebbe la certezza che quei quattro gnomi c'erano davvero, le venne di colpo un'idea geniale: i folletti sono maghi, in grado di compiere dei sortilegi e quindi l'avrebbero aiutata.
Ma si, perchè no?

Anche la befana per certi aspetti poteva definirsi una maga, ma non le era concesso altro che riuscire a volare su una scopa, cosa che non riteneva poi un gran vantaggio visto che poteva usare questa virtù solo  una volta l'anno, di notte e nemmeno per sbrigare faccende personali. Così si mise a pregare e ad implorare disperatamente che le venisse concessa questa possibilità: diventare bella. Bella come una principessa, come una fata, insomma non importa come chi, purchè semplicemente bella.

Gì, Giò, Giù e Già sin da quando erano nascosti tra i rami dell'albero di Natale avevano osservato e compreso la situazione. Decisero all'unanimità di agire in suo favore, però si fecero pregare ancora un po': avendo fama di essere dispettosi e per niente buoni, ci tenevano moltissimo alla loro reputazione e quindi a mantenere un certo atteggiamento. Ebbero poi cura di garantirsi quattro belle calze piene zeppe di dolci di ogni tipo: caramelle, cioccolatini, lecca lecca, confetti, liquirizie e tante altre sfiziose provviste.
Quando Fefferica era ormai stremata dalla disperazione, i piccoli quattro si dettero un'occhiata complice: era giunto il momento di mettere in atto il prodigio! Allora intinsero le manine in un pentolone che custodivano nel loro nascondiglio, iniziarono a roteare le braccine e a girare intorno alla befana, la avvolsero totalmente in una polverina magica, le si strinsero accanto e una volta finito il girotondo, meraviglia: il terribile nasone era sparito, la pelle era liscia come pesca, di grossi nei pelosi nemmeno l'ombra, i suoi abiti erano puliti e profumati, i capelli lucidi e splendenti. Fefferica era bella! Non si sa se come una fata o una principessa, ma comunque era bella!

Raggiante di gioia si unì ai folletti in un abbraccio affettuoso e piangendo commossa dedicò loro una filastrocca che recitò di getto. Al termine Gì, Giò, Giù e Già volarono via, è proprio il caso di dirlo, felici e contenti, tutti in fila a bordo della scopetta che Fefferica non voleva più vedere per quella notte. Tenevano stretti in mano quattro ricamatissime calze che traboccavano di ogni delizia. Un sacco enorme stracarico di dolci e carbone zuccherato era legato ben saldo alla coda dello stravagante mezzo di trasporto. La loro prima missione stava iniziando!

Il tutto era durato pochi secondi, proprio come quando si sognano lunghi e tormentati episodi che prendono vita nella mente per qualche istante ma che sembrano durare un'eternità. Fefferica era talmente stupefatta e intenta a rimirarsi che non si decideva a richiamare l'attenzione delle tre bambine, le quali però si voltarono spontaneamente rimanendo impietrite nel notare la trasformazione della befana. Il vestito stracciato era ancora a terra a dimostrazione dell'incantesimo avvenuto.

Fefferica esultante strinse a sè le nuove amichette. A quel punto accadde ancora qualcosa di cui stupirsi: entrarono in fila, una dopo l'altra tante befanine carine carine sulle loro scopettine: erano le amiche di Lolly, Gaya e Alice, tutte fiere di essere come la befana.
Ce l'aveva fatta: era diventata un modello da seguire!
Al ritmo di un'incantevole musica, danzarono insieme felici e contente per tutta la notte.

Il mattino seguente, molto tardi, Lolly, Gaya e Alice si svegliarono con il rumore proveniente dalla cucina e con l'odore di una zuppa che bolliva in pentola. Si stupirono di non trovarsi nei propri letti ma sul pavimento al centro della stanza. C'erano rametti di saggina sparsi per tutta la camera, una grossa scarpa rotta era finita sotto l'albero mentre la gonna rattoppata era impigliata tra i rami, una ad una trovarono tutte le prove che quella notte qualcosa di strano doveva essere accaduto.
Avrebbero dovuto sbrigarsi, aspettavano la nonna e la zia per pranzo e nonna Ludovica si sa non amava trovarle spettinate, ancora in pigiama, per giunta senza essersi lavate ed era quasi mezzogiorno!
Di corsa presero i loro vestiti puliti e si avviarono verso la stanza da bagno ma si arrestarono nell'udire la voce della nonna: era già lì? E sembrava essere arrivata da sola.
La tentazione fu forte, così cedettero e rimasero ad origliare la conversazione.

"Ai tempi miei questo non sarebbe stato possibile" - disse la nonna delle bimbe alla figlia Beatrice, la mamma di Lolly, Gaya e Alice.

"Mamma devi capire che ora hanno più stimoli, la società è diversa e..."


"...e cosa? C'è mancato poco che..." - ribattè la nonna.


A questa frase le bambine si guardarono deluse, forse la befana non esisteva? Era questo che volevano dire? Allora cosa significava quella bizzarra e divertentissima notte?

"Ma no stai tranquilla mamma..."- la tranquillizzò Beatrice.


"Sto tranquilla si, ora che sono intervenuta! Dovevi sentire che razza di roba: ridevano a crepapelle, ballavano, musica che andava..."- spiegò la nonna.

"Ah ecco, la nonna si è accorta della festa segreta e delle amiche che sono venute a trovarci, mi sa che abbiamo esagerato col baccano" - bisbigliò Lolly.

"Io non ricordo niente, ero stanchissima, devo essermi addormentata nel pieno della festa" - disse Gaya un po' frustrata.

"E quindi la nonna temeva che per poco i vicini non chiamassero la polizia, come quella volta che al buio con la torcia giocavamo a Strega di Mezzanotte e credevano ci fossero i ladri!" - concluse intuitiva e logica come sempre la piccola Alice.

Quindi la befana esisteva, pensarono sollevate, e il timore della nonnina altro non era che preoccupazione per il disturbo arrecato al vicinato durante la notte.

"Si, deve essere andata così, ora andiamo a farci il bagno almeno limitiamo i danni!" - pronunciò saggiamente Gaya.


Le tre si avviarono e non seppero mai come proseguì la conversazione:

"...ma ti pare normale? Fare baldoria tutta la notte, farsi fare la plastica al naso da quattro folletti matti e per giunta fargli finire il giro dei camini, ma ci pensi se qualcuno li avesse avvistati? Secoli di tradizione e sacrifici buttati all'aria"- esclamò amareggiata la nonna.


"Mamma dai, ormai è andata. Del resto si sapeva che Federica è sempre stata più fanatica di me, lo immaginavamo tutte che non sarebbe stato facile per lei, nemmeno per una notte portare quel naso orrendo e assumere le sembianze di una vecchia bitorzoluta, hai scelto lei proprio per questo, per renderla più umile ed altruista ma come vedi ha vinto trovando ancora una volta la soluzione. Che furba! E' sempre la solita: piange, impreca, fa la vittima così infine ottiene quello che vuole: ci sono cascati pure i folletti!"

"Tu piuttosto, anche se manca un bel po' di tempo, dovrai fare la tua scelta ...hai già qualche idea?" - chiese preoccupata la nonna delle bimbe sapendo bene di toccare una nota dolente.


"No! Non ci voglio pensare, è stata già abbastanza dura per me sapere di avere una mamma befana, ora lo è mia sorella, posso rimandare l'idea che un domani ne sarò io la madre?"

"Va bene figliola, hai ragione, goditi ancora qualche anno di tranquill..."


...driiiiin...driiiin...driiiin...

Erano le undici passate quando il telefono prese a squillare con prepotenza facendo sobbalzare Beatrice che dormiva profondamente. Si, dormiva.
La notte magica, in cui tutto può accadere, sospesa tra sogno e realtà era trascorsa e prenderne coscienza fu traumatico come tutti gli anni, stavolta c'era stato forse qualche intoppo più del solito ma le strategie per correre ai ripari non si smentirono entrando in azione al momento opportuno.
Ma chi aveva sognato e cosa? Forse tutti e forse nessuno, forse tutto e forse niente.
Si affrettò a rispondere al vecchio telefono a fili che teneva sul comodino e constatò in quell'attimo che le bambine erano già in piedi da parecchio, dalle otto addirittura. Eccitate, una volta sveglie non avevano resistito e così si erano cimentate di buonora nell'operazione di apertura delle calzette della befana, accompagnando come sempre con stupore ed entusiasmo la scoperta di ogni leccornia che vi trovavano all'interno.

Lolly, Gaya e Alice avevano dormito beatamente tutta la notte nella loro cameretta pulita e ordinata, ognuna nel loro lettino con il sorriso dipinto sui tre visini stanchi ma sereni. Come tutte le mattine del 6 gennaio si erano svegliate presto da sole per correre in cucina con aria festante, stavolta però attesero qualche minuto prima di andare a scovare le calzette. Avevano stranamente tutte qualcosa da raccontarsi, qualcosa di straordinario che le aveva impressionate, qualcosa che non avrebbero mai dimenticato- pensavano- qualcosa che in qualche modo però, svanì inspiegabilmente dalla loro testa nel giro di  pochi minuti.

Beatrice rispose al telefono piuttosto urtata: 
"Pronto? Ma chi è? Chi? Uff ...sempre il solito sbaglio, ma perchè la gente non fa più attenzione? Considerando pure che oggi è festa!" - sbuffò.

Meglio alzarsi pensò. Aveva già approntato il pranzo dalla sera prima ma non voleva farsi trovare troppo stordita dalla mamma e dalla sorella che poi l'avrebbero criticata ad ogni sbadiglio e fatta sentire buona a nulla per tutto il giorno. Il papà delle bambine aveva preparato la colazione e stava leggendo il giornale acquistato durante la consueta corsetta mattutina. Notando la faccia stranita della moglie le chiese se si sentisse bene, visto che aveva passato la notte a farfugliare nel sonno frasi strane su una presunta sorella befana che non tollerava di portare un naso orrendo. A quel punto le bambine scoppiarono in una fragorosa risata e si scambiarono sguardi divertiti, poi Alice disse:
"Mamma, zia Federica è un po' matta, ma non esageriamo!"

Si udì il suono del campanello: nonna Ludovica e zia Federica erano finalmente arrivate! Le bambine corsero ad aprire la porta spintonandosi nel solito gioco del chi arriva per ultima è una sciocca.
Dopo poco si ritrovarono tutti seduti a tavola in piacevole conversazione, zia Federica spiegò il perchè dei suoi cerotti sul naso: pare che nell'aprire maldestra il ripostiglio le sia caduta la scopa sul naso. Mangiarono di gusto ottime pietanze, discussero del più e del meno, gli adulti si scambiarono consigli e ricette, le bambine di tanto in tanto interrompevano per raccontare aneddoti scolastici o per mostrare cosa avessero trovato nella calza della befana.

A fine pranzo Lolly, Gaya e Alice ottennero il permesso di andare a vedere la televisione dai figli dei vicini, i genitori e la nonna andarono a sistemare la cucina mentre snob e pigra come sempre, la zia Federica sgattaiolò nella camera delle nipotine, si guardò intorno facendo bene attenzione che nessuno la notasse, poi si diresse verso l'albero di Natale e inserì decisa una mano tra i rami. Annaspava con frenesia alla ricerca di qualcosa. Dopo un po' di vani tentativi finalmente toccò qualcosa di morbido, qualcosa di caldo, qualcosa di appuntito, sentì un fruscio.

"AH AH AH AH  Giù piantala di farmi il solletico con i piedi sulle orecchie!" - disse Giò.

"Già!" - disse ovviamente Già.

"Piantatela!" -disse Gì- "... e lasciatemi dormire che da una nottata così non ci si riprende facilmente!"

"Già!" - disse - indovinate chi? - Già. Eh già!

Fefferica scosse la testa sorridente e fu felice di sentire che i suoi rossi amichetti stavano benone.
Si guardò allo specchio, sollevò appena i cerotti per ammirare ancora una volta la pelle liscia e vellutata come un petalo di rosa, poi li riappiccicò con cura sul naso perfetto, si compiacque del fatto che così bella non era stata mai e strizzò un occhiolino alla sua immagine riflessa. Vanitosa di una befana!




*Fine*



Bonus track:

"Filastrocca della Befana Fefferica"

A Gì, Già, Giò e Giù
se io brutta non son più
è grazie a voi folletti adorati
più cari di tutti i doni zuccherati.
Possiate viver felici e contenti
 e  placati sian i vostri tormenti.
Che mai un giorno conosciate tristezza
come io conobbi bruttezza.
Quant'è bella giovinezza 
che si fugge tuttavia
chi vuol esser bello sia 
del doman non v'è certezza!
Sarò bella e assai attraente
e magari impertinente,
mai più nasona, brutta e sciatta
grazie a voi son soddisfatta.
La scarpetta è luccicante
e l'aspetto affascinante.
Griffata la sottana
viva viva la befana!


Carla Di Toro

 Illustrazioni di Roberta Del Mastro

Curiosità:
Inventai "Folletti e scarpe rotte, una magica notte" anni fa come soggetto per una coreografia da far eseguire alle allieve piccoline ma già assai bravine. L'idea nacque dalla consapevolezza che nessuna bambina avrebbe gradito impersonare una befana orribile e nasona, le avrei volute accontentare tutte pur rimanendo fedele al tema dell'epifania. Se la befana brutta però, fosse diventata bella, anche tutte le altre a seguire potevano essere belle: le avrei rese quindi felici di interpretare questo balletto.
Per quanto riguarda la musica, presi in prestito la splendida danza delle ore tratta dall'opera "La Gioconda" di Amilcare Ponchielli. Risultò adattissima e la coreografia conquistò il pubblico!

Fefferica prende il nome da Federica, la bambina che interpretò la befana vanitosa. Portai in scena questa coreografia per due volte e anche la seconda volta, guarda il caso, la nuova allieva che andava ad interpretare il ruolo della befana, si chiamava Federica.

Lolly, Gaya e Alice sono i veri nomi o soprannomi delle tre allieve che invece interpretarono la parte delle tre sorelline.

Il balletto terminava con la danza corale dopo la trasformazione di Fefferica. La storia è stata romanzata successivamente.

Gì, Giò, Giù e Già non sono i veri nomi delle bambine che interpretarono la parte dei folletti!

Roberta, l'autrice delle illustrazioni, è mia figlia. Il soprannome datole dalla sua amica Federica è Lolly ed era quindi, sul palco, una delle tre bimbette sgambettanti.

Fefferica e Lolly sono ora quasi maggiorenni, insieme a molte altre loro compagne befane, continuano a danzare sempre più serie, appassionate e...chiacchierone.

Tutta la storia è frutto della mia fantasia, quindi ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale oltre che puramente impossibile mentre se si dovesse riscontrare un riferimento a storie preesistenti, è da considerarsi una sorprendente, insolita coincidenza.

Carla



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