Il blog che le amiche dicevano di leggere al mattino col caffè (chissà se lo faranno ancora)

lunedì 7 novembre 2011

Diversamente, ugualmente madre

"Mother and child" (A.M. Oborn)

La prima volta che ho letto la poesia I figli di Gibran non l'ho capita o non l'ho voluta capire, ero madre da poco, la vita mi aveva regalato due splendide figlie che pur non avendo partorito sentivo e sento mie più che mai, le desideravo sempre attaccate a me e non volevo nemmeno lontanamente immaginare che un giorno, una volta cresciute, si sarebbero naturalmente staccate e io avrei dovuto gioire vedendole camminare senza di me. Pian piano ho imparato ad accettare questa realtà e a beneficiare della diversità che un rapporto madre-figlia adolescente o madre-figlia ragazza adulta può regalare. 
Mi manca molto comprare bambole e altri giocattoli, ma c'è sicuramente dell'altro da fare.

Per la mia esperienza diversa, davanti alla quale molte amiche e conoscenti rimanevano affascinate e incuriosite, ho riflettuto spesso su quanto ogni madre si compiaccia davanti alla somiglianza con il figlio: occhi, naso, bocca, questo è mio, questo è del padre. 
Come ho reagito io davanti a quest'inevitabile mancanza? 
L'Amore è amore, il senso materno non ha a che fare con tratti somatici, quella è una questione di geni, è congenita, fisica come vogliamo dire, ma l'amore guardandosi negli occhi prescinde da tutto e va meravigliosamente oltre. 
Decidendo di adottare, se si dovesse visitare un orfanotrofio per esempio, guardando quei volti indifesi e bisognosi d'amore, in quel momento quanto vale un occhio o un naso uguale al nostro?

Ieri sera leggendo un libro Cose da salvare in caso d'incendio, precisamente mentre si narrava la storia di una bambina russa dall'infanzia tormentata, emigrata negli states, pluri abbandonata ma adottata a nove anni da una donna più che volenterosa di aiutarla, mentre leggevo tutti gli sforzi di questa madre che anzichè rassegnarsi accettando un destino senza figli si è presa questo arduo compito di rieducare da zero una bambina straniera e difficile, ho avuto una piccola illuminazione sul verso di Gibran che non mi andava giù, quello che dice:

I vostri figli non sono figli vostri.
Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di se stessa.
Essi vengono attraverso voi ma non da voi,
e sebbene siano con voi non vi appartengono.


Ogni figlio ha bisogno di una madre, a volte la brama di partorire, che non nego sarà pure una gioia indescrivibile e il dover constatare davanti ad amici e parenti quanto abbia preso dall'uno o dall'altro genitore, passa sopra il vero significato dell'amore e della maternità, almeno all'apparenza.
E' vero, i figli sono figli dell'universalità della vita, di qualcosa di più grande del piccolo nucleo familiare il quale ha il compito di educarli e crescerli facendo si che un domani diventino persone realizzate che possano contribuire ad un mondo migliore.
Il parto è un atto naturale attaverso il quale vengono al mondo ma a volte non basta, a volte di mamma non ce n'è una sola.

L'amore è talmente grande che riesce ad unire al di là della familiarità dei geni ed è l'unica cosa che conta.

Quando guardo le mie figlie e vedo occhi azzurri che non sono i miei, occhi verdi che non sono i miei, capelli biondi che non sono i miei, non posso che ammirarli per la loro bellezza mentre assaporo quanto da me abbiano comunque preso: non occhi, non labbra, nè capelli, nè altro di fisico ma molto e di pari importanza capace di dare ugualmente emozione. Anzi...

Chi cresce dei figli è una madre, su questo non ci sono dubbi.

Le matrigne esistono solo nelle favole e sono cattive, se sono donne amorevoli sono madri.punto.

Talvolta il senso di possessività rovina tutto in ogni diversa sfera di rapporti sociali, non è facile forgiarsi come individui talmente sicuri da potersi sentire liberi nonostante gli indiscutibili legami che s'intersecano tra noi, forse non ci si arriva mai a questa condizione ma prenderla in considerazione e provare a raggiungerla non può farci che bene. Ci renderebbe senza dubbio più forti e ci allontanerebbe da quell'abilità umana con la quale proiettiamo sempre sugli altri le cause delle nostre sofferenze o che spesso ci illude facendoci sentire autori dei successi altrui.

Carla

I Figli
(Kahlil Gibran)

E una donna che reggeva un bimbo al seno disse, Parlaci dei Figli.
E lui disse:
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di se stessa.
Essi vengono attraverso voi ma non da voi,
e sebbene siano con voi non vi appartengono.
Potete donare loro il vostro amore ma non i vostri pensieri.
Poiché hanno pensieri loro propri.
Potete dare rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime,
giacchè le loro anime albergano nella casa di domani,
che voi non potete visitare neppure in sogno.
Potete tentare d’esser come loro, ma non di renderli
come voi siete.
Giacchè la vita non indietreggia nè s’attarda sul passato.
Voi siete gli archi dai quali i vostri figli ,
viventi frecce,
sono scoccati innanzi.
L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito,
e vi tende con la sua potenza affinchè le sue frecce possano
andare veloci e lontano.
Sia gioioso il vostro tendervi nella mano dell’Arciere;
poiché se ama il dardo sfrecciante,
così ama l’arco che saldo rimane.


*Cose da salvare in caso di incendio (Haley Tanner)
Titolo originale Vaclav e Lena


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Francesca Giordanino ha detto...

Grandissima!
Sottoscrivo in pieno tutto quello che hai enunciato sull'Amore, le madri, i figli e il significato della vita.
E' proprio vero: se qualcuno vuole circondarsi di belle persone prima o poi le trova!
Grazie.

Francesca

Miranda ha detto...

Grazie di cuore a te

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